Collocato in una posizione panoramica e circondato da meravigliosi colli, gli stessi che hanno ispirato Leonardo Da Vinci per dipingere il paesaggio della Gioconda, Pennabilli è un borgo in Emilia Romagna ricco di sorprese.
È inserito tra i borghi più belli d’Italia ed è bandiera arancione di Touring Club Italiano, per i suoi tanti luoghi d’interesse raccolti nel suggestivo centro storico medievale e per l’essere immerso nel contesto naturalistico del Parco naturale del Sasso Simone e Simoncello.
Infatti, mi ha colpito come un paese così piccolo sia ricco di attrazioni storiche e culturali, di luoghi affascinanti che si possono visitare tranquillamente in una giornata. Due al massimo se si vuole fare con calma e, magari, vedere altro nei dintorni.
Io ho unito alla visita di Pennabilli il borgo di San Leo, situato a circa 20 minuti di auto, capitale storica del Ducato di Montefeltro e famoso per la sua fortezza sulla rupe.
Vediamo insieme cosa vedere a Pennabilli in un giorno.
Buona lettura!

Cosa vedere a Pennabilli in un giorno

Luoghi dell’Anima – Museo diffuso di Tonino Guerra

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Vicolo delle Madonne, Pennabilli

Tonino Guerra è un poeta, sceneggiatore e scrittore romagnolo, nato a Sant’Arcangelo di Romagna e trasferitosi a Pennabilli.
Qui lui ha deciso di lasciare dei messaggi per risvegliare l’anima del visitatore, sotto forma di “Museo diffuso”, un museo a cielo aperto. Si tratta di un percorso che si snoda nel centro storico di Pennabilli e in parte nella Valmarecchia, composto da 7 “luoghi dell’anima”, ognuno con un significato che porta a riflettere.
Di Tonino Guerra ci sono, inoltre, targhe sparse per la città (Parole sui Muri, targhe che Tonino ha dedicato a persone comuni vissute qui) e altre opere che lo ricordano, come il Vicolo delle Madonne, per citarne una. Insomma, la sua presenza è tangibile in ogni angolo di Pennabilli!
Ecco di seguito i luoghi dell’anima del Museo Diffuso di Tonino Guerra con relativa posizione.

Orto dei frutti dimenticati

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Gelso del Dalai Lama, Orto dei Frutti Dimenticati – Pennabilli

Il primo luogo che ho incontrato è stato proprio questo, l’Orto dei frutti dimenticati, dove sono raccolti alberi da frutto che oramai non vengono più coltivati. Si trovano ad esempio le giuggiole, il nespolo, il sorbo, l’uva spina, la mela cotogna. Un vero e proprio tuffo nella memoria!
Ci sono poi diverse installazioni all’interno, come l’Arco delle favole e una grande scultura a forma di chiocciola, sulla sinistra dopo l’ingresso. La meridiana orizzontale, la fontana La voce della foglie, l’antico lavatoio, Le parole dei mesi e altro.
Da non perdere nell’orto il Gelso della Pace piantato dal Dalai Lama stesso.

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Il rifugio delle Madonna Abbandonate

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Rifugio delle Madonne, Pennabilli

Il Rifugio delle Madonna Abbandonate è una raccolta di immagini sacre che rappresentano la Madonna, che adornavano le cellette agli incroci delle città di campagna. Tonino Guerra ha immaginato che le Madonne siano volate dalle loro nicchie e si siano rifugiate proprio in questo angolo tranquillo di Pennabilli, per difendersi dal maltempo e dall’incuria dell’uomo.
Le immagini sono collocate nel cortile dell’orto dei frutti dimenticati, appena si entra a destra.

La strada delle Meridiane

Dopo aver visitato l’orto mi sono spostata sulla strada delle Meridiane: in realtà pensavo fosse una semplice strada che mi avrebbe portato verso la prossima attrazione di Pennabilli, invece camminandoci ho notato le varie meridiane d’autore e orologi solari che impreziosiscono i palazzi che vi si affacciano.
Sono 7 le meridiane che rappresentano riproduzioni di celebri opere pittoriche. Inoltre, omaggiano gli antichi strumenti e modi di misurazione del tempo.
Molto bella quella che ha come sfondo la celebre opera di Antonello da Messina “Martirio di San Sebastiano”. Le ore sono indicate dalle frecce dipinte nel costato, mentre lo gnomone è la freccia vera inserita nell’ascella del martire.

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L’angelo con i baffi

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L’Angelo coi baffi, Pennabilli

Siamo di fronte al “più sguarnito e poetico museo al mondo”: l’Angelo coi baffi si trova nella Chiesetta dei Caduti ed è un museo che ospita un solo quadro, che si può ammirare da dietro una grata.
Questo è stato realizzato dal pittore Luigi Poiaghi ed è ispirato a una poesia di Tonino Guerra dedicata a un angelo coi baffi, che tra l’altro si può leggere sulla sinistra, all’ingresso.
Il succo è che il gatto non era capace di far nulla e scendeva nel Marecchia, nella casa di un cacciatore, a dar da mangiare a degli uccelli impagliati. Questi un giorno aprirono le ali e presero il volo. Davanti al quadro ci sono infatti diversi uccellini finti che cinguettano.
È un posto a dir poco surreale, situato in una stradina silenziosa, dove si sentono solo i cinguettii quando ci si avvicina alla grata posta davanti al quadro. Da vedere!

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Il Santuario dei pensieri

Superata la porta Malatesta si giunge a un altro luogo dell’anima, il Santuario dei Pensieri, situato in un giardino circondato dalle mura di un’antica casa malatestiana. Ospita sette enigmatiche sculture in pietra che invitano alla riflessione, a un percorso introspettivo.
Questa è l’opera che più rivela la spiritualità zen del maestro Tonino Guerra.

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Il Giardino pietrificato

Fuori da Pennabilli, nella frazione di Bascio, sono collocati sette tappeti in ceramica alla base di una torre millenaria. Questi portano il nome delle persone illustri che sono passate per questa valle osservando l’antichissima torre.
Il Giardino Pietrificato rappresenta la loro memoria che resta per sempre sospesa sul Marecchia, sotto la sorveglianza della torre simbolo del dominio di quello che fu un potente feudo.

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La Madonna del rettangolo di neve

Ultimo luogo dell’anima, anch’esso fuori Pennabilli, è la Madonna del rettangolo di neve, sito nella frazione di Ca’ Romano. Si tratta di una piccola cappella in pietra edificata nel 1754 in mezzo ad una radura del bosco.
Secondo la tradizione popolare, gli abitanti del villaggio erano indecisi sul punto esatto in cui costruire la cappella dedicata alla Madonna finché, nel mese di agosto, una nevicata inaspettata (e quindi miracolosa) delimitò un rettangolo che venne interpretato come luogo prescelto dalla Madonna.
All’interno della chiesa, sulla parete spoglia, è collocata una formella della ceramista Muky che raffigura Madonna della neve. La storia è anche scritta da Tonino Guerra su una ceramica posta fuori dalla chiesa.

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Cattedrale di San Leone

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Cattedrale di Pennabilli

Torniamo in piazza Vittorio Emanuele, il cuore pulsante di Pennabilli, per visitare l’edificio religioso più importante, la Cattedrale di San Leone edificata dal vescovo Giovanni Francesco Sormani (1566-1601).
La facciata è in cotto e lo stile attuale è neoclassico, ma è stata completamente restaurata dal vescovo Alfonso M. Andreoli: il coro, il pavimento, la porta principale, il battistero, la sacrestia, le cappelle laterali e la facciata del campanile sono tutti nuovi.

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Interno, Cattedrale di Pennabilli

L’esterno è semplice, però entrando sono stata colpita dall’eleganza dei soffitti e colonnati stuccati in oro. Da vedere la grande tela dell’abside raffigurante i tre patroni, ovvero la Madonna delle Grazie di Pennabilli protettrice della Diocesi, con i due santi patroni diocesani San Leone sacerdote e San Marino diacono.

Museo Mateureka

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Museo Mateureka, Pennabilli

A pochi passi dal duomo sorge il Museo Mateureka, ospitato nel Palazzo del Comune, dedicato alla storia della matematica e del calcolo.
Inaugurato nel 1991 è diventato ormai un punto di riferimento per gli appassionati e per gli studenti, che qui possono toccare con mano i concetti chiave dell’aritmetica e della geometria.
Il percorso spazia dai metodi di calcolo delle antiche civiltà alla calcolatrice meccanica. Dunque si possono vedere tavolette di calcolo sumere, una tavola medioevale utilizzata per contare, un chimpu’ peruviano, abachi, papiri egizi. C’è poi una parte dedicata all’informatica, in cui spiccano i grandi calcolatori degli esordi del computer.

Info: ingresso €8,00 intero / €6,00 ridotto (dai 6 ai 14 anni e over 65)

Santuario della Madonna delle Grazie

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Vergine in Trono con Bambino, Santuario della Maodnna delle Grazie – Pennabilli

Conosciuta come Chiesa di sant’Agostino, il santuario della Madonna delle Grazie prende il nome dall’immagine della Vergine in trono con il Bambino che è stata protagonista di due apparizioni in cielo e di una lacrimazione miracolosa, avvenuta nel 1489.
Il santuario è semplice, sia all’esterno che all’interno, ma vale la pena farci un salto proprio per l’affresco che è di grande effetto evocativo. L’opera è datata al ’400 e pare sia stata ridotta alle attuali dimensioni circa 40 anni dopo il miracolo delle Lacrime, nel 1528, con la costruzione di una tribuna ad arco rinascimentale in marmo bianco.
Dietro l’affresco della Madonna ci sono tracce di altre pitture (alcune seicentesche) e da alcuni restauri sono emerse tracce di altri dipinti.

Tips: a pochi passi dalla chiesa puoi visitare il Museo Diocesano, che offre un percorso interessante tra paramenti sacri, tele, statue e presepi provenienti da tutto il mondo.

Campana di Lhasa

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Campane di Lhasa, Pannabilli

Per giungere alla campana di Lhasa bisogna percorrere un ripido sentiero che porta al Roccione. Attenzione, se hai passeggini come me, questo consente di arrivare fino ad un certo punto, poi c’è qualche gradino e una strada sconnessa in cui è complicato salire. Per cui, ti consiglio di lasciare i passeggini ai piedi della scalinata.
Questa è una delle cose da vedere a Pennabilli in un giorno assolutamente, una tappa imperdibile insieme alla successiva di cui parlerò dopo (che poi si trova sempre sul Roccione).
La grande campana di Lhasa ricorda l’indissolubile rapporto tra Pennabilli e il Tibet, iniziato nel Settecento con la missione quarantennale di Padre Orazio Olivieri (colui che fece conoscere la civiltà tibetana all’occidente). Inoltre, è il simbolo della fusione tra le religioni e di rispetto verso qualsiasi culto. Pensa che è stata inaugurata dal Dalai Lama stesso nel 2005!
Dalla Campana di Lhasa si può ammirare un panorama mozzafiato sul borgo di Pennabilli, sulla Rupe e l’Alta Valmarecchia. Il paesaggio è talmente affascinante che Leonardo Da Vinci lo ritrasse come sfondo della sua opera più importante, nonché una delle più famose al mondo: La Gioconda.

Le Vedute Rinascimentali: Vista Point della Gioconda

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Vista point della Gioconda, Pennabilli

Devo essere onesta: ho lasciato alla fine l’attrazione di Pennabilli forse più conosciuta e ragione per cui ho deciso di visitare il borgo. Ma è un caso, non è voluto.
Parliamo del punto in cui si può ammirare il paesaggio ritratto da Leonardo da Vinci alle spalle della Gioconda.
Recenti studi hanno dimostrato che il paesaggio raffigurerebbe Pennabilli e la Valmarecchia: questa è la rivelazione delle studiose Rosetta Borchia e Olivia Nesci, risultato di 4 anni di ricerche al riguardo. Loro hanno trovato diversi punti in comune con lo sfondo del dipinto, dimostrando che Leonardo aveva utilizzato una tecnica prospettica, la “compressione”.
Si tratta di un codice articolato con il quale è riuscito a comprimere ed espandere la morfologia del paesaggio reale.
Chiaro che ci saranno sempre critiche e oppositori, però allo stato attuale la Gioconda porta i paesaggi del Montefeltro nel mondo!

Dove dormire a Pennabilli



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In questo articolo ti ho raccontato cosa vedere a Pennabilli in un giorno e i luoghi d’interesse imperdibili. Avrai capito che è una città piccola, ma molto interessante.
Un’ultima indicazione che ti vorrei dare è quella di fare attenzione alla scelta dei ristoranti (se devi pranzare o cenare qui) perché l’offerta è molto limitata. Io ho mangiato dall’Osteria Bel Fico, praticamente l’unico posto insieme a una gastronomia situata di fronte. Non c’è altro!
Se hai qualcosa da chiedere o vuoi lasciare un commento, ti aspetto!

Ti aspetto nel mio prossimo viaggio!
Lucia


Lucia Nuzzaci

Ciao sono Lucia, sociologa per formazione, copywriter e travel blogger dal 2017 per lavoro, fondatrice di souvenirdiviaggio.it per dare spazio e vita ai miei viaggi. Amo scrivere, parlare, leggere, viaggiare con mio marito e i miei due figli, fissare gli istanti di un viaggio in mille scatti.

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