Oggi ho il piacere di ospitare sul mio blog un’artista siciliana, nata a Monreale alle porte di Palermo, residente in Spagna: Silvana Di Liberto.
Perché ho deciso di intervistare una cantante sul mio blog di viaggi? La risposta è semplice: ha scritto un libro d’avventura intitolato “Il Cammino di Santiago (a modo mio)”, in cui racconta del viaggio intrapreso come pellegrina, partendo a piedi dalla Francia sino a raggiungere la Cattedrale di Santiago.
Un viaggio emozionante, impegnativo e autentico, fatto nel 2005 (quindi senza tanti comfort moderni!) che ho pensato potesse ispirare ed essere utile a chi vuole intraprendere uno dei cammini più belli e intensi al mondo. Questo libro invita a riflettere sul significato di ciò che abbiamo di fronte, ma che a volte sfugge, a riscoprire la semplicità e i valori trasformando il nostro modo di vivere e persino l’anima. A Silvana ha permesso di trovare, in poche parole, il suo percorso di vita.
Non voglio aggiungere altro, in seguito troverai una piccola presentazione per farti capire chi è Silvana Di Liberto e poi l’intervista che le ho fatto dove ci racconta di lei e del libro.
Buona lettura!
Chi è Silvana Di Liberto: breve storia
Silvana Di Liberto è una cantante siciliana che vive in Andalusia, al confine con il Portogallo. La sua piccola notorietà nel mondo della musica deriva dalla versatilità e dalla capacità di interpretare brani in ben cinque lingue: italiano, francese, portoghese, inglese e spagnolo.
Pur essendo il jazz la sua passione predominante, il suo talento eclettico si estende su un ampio spettro di generi musicali, adattandosi ai gusti del pubblico.
Durante il periodo critico della pandemia da Covid-19 la sua voce è diventata un ponte sonoro, collegando l’Italia e la Spagna attraverso note cariche di speranza e svolgendo un ruolo cruciale nel consolidare il senso di comunità.
La sua musica ha raggiunto luoghi lontani, amalgamando culture e cuori. Ha inoltre collaborato con pittori e fotografi di rilievo, connettendo la sua voce con le loro opere e contribuendo, così, a creare un’esperienza artistica completa e coinvolgente.
Intervista a Silvana Di Liberto: dalla Sicilia alla Spagna con passione!
1.Ciao Silvana, è un piacere conoscerti. Parto subito con la prima domanda, che include tre in realtà: perché hai deciso di lasciare la Sicilia per trasferirti in Spagna e come ti trovi in questa terra? Pensi mai di ritornare in Italia, un giorno?
Voglio innanzitutto esprimere la mia più sincera gratitudine al tuo blog, Souvenir di Viaggio, per avermi concesso l’opportunità di condividere la mia arte in questo spazio.
La decisione di lasciare la Sicilia è stata motivata da un senso di incompletezza e da una crescente curiosità, nonostante non mi mancasse nulla. Sentivo un impellente bisogno di esplorare il mondo con uno spirito avventuroso, di incontrare persone dalle prospettive più disparate e di crescere sia artisticamente che personalmente.
Fin da giovane, ho compreso che tutti noi siamo imprigionati da regole imposte e da aspettative che raramente si allineano con i nostri ideali. Con il susseguirsi degli anni, ho imparato che fuggire da questa realtà è impossibile, ma è possibile trovare soddisfazione ovunque, a patto di avere determinazione e di unirsi a coloro che condividono le proprie idee. Ho lottato per preservare la mia visione innovativa, anche quando andava contro le aspettative degli altri.
Senza il coraggio di seguire il mio percorso, non sarei mai arrivata a questo punto. Forse, senza quel primo passo, mi sarei trovata a cantare solo musica leggera e qualche brano jazz, influenzata dall’incoraggiamento di un amico che gestiva uno dei migliori club del genere.
Riguardo alla Spagna, il mio paese adottivo, ho vissuto una rapida integrazione nella cultura locale. Ho imparato la lingua e assimilato le espressioni tipiche, sottolineando il fatto di aver trascorso più tempo qui che nel mio paese d’origine. In particolare a Barcellona, ho avuto numerose opportunità e sono stata apprezzata per le mie capacità, senza favoritismi o raccomandazioni. Questo contesto mi ha concesso la libertà di esprimermi e perseguire i miei obiettivi come meglio credevo. Trovo divertente il fatto che, quando torno in Italia, le persone che non mi conoscono mi complimentano per il mio italiano “fluente”.
Questa prova evidenzia quanto sia possibile adattarsi e assimilare una lingua e una cultura diverse immergendosi completamente in esse. Avendo un compagno francese, ho naturalmente acquisito anche la sua cultura e a casa parliamo e ascoltiamo frequentemente varie lingue.
Attualmente sto seriamente riflettendo sull’opportunità di tornare nella mia madre patria per stare con i miei genitori, che stanno invecchiando. La consapevolezza del passare degli anni, che non risparmia neanche me, mi spinge a riconoscere l’importanza di cogliere ogni occasione per condividere momenti con loro, prima che sia troppo tardi.
2. Ho letto da alcuni scritti su di te che, durante la pandemia, hai avuto importanti collaborazioni con pittori e altri artisti. Puoi raccontarmi nello specifico di cosa si tratta e se queste esperienze – in un periodo così buio – sono state o meno differenti da altre collaborazioni? Quali energie ti hanno guidata?
Durante la pandemia, ho avuto l’opportunità di impiegare il mio tempo in modo insolito, trovandomi confinata come la maggior parte delle persone. Questo cambiamento mi ha permesso di aprire una finestra sul mondo attraverso i social media, un aspetto della mia vita solitamente trascurato.
Grazie a questa nuova modalità di connessione, ho instaurato collaborazioni significative con una vasta gamma di artisti, tra cui musicisti, speaker radiofonici, giornalisti, pittori, fotografi, cantanti e DJ, con i quali altrimenti non
avrei mai avuto modo di interagire.
In questi due anni così strani, questa trasformazione è stata una fonte di ispirazione fondamentale, alimentando ulteriormente la mia creatività e creando un vero e proprio ponte tra le diverse forme d’arte. Ad esempio, ho avuto l’opportunità di mescolare la mia voce cantata con le opere di alcuni pittori famosi, dando vita così a un’esperienza multisensoriale unica.
Queste collaborazioni si sono distinte dalle altre per l’energia tangibile che ho potuto percepire. In un mondo sempre più individualista e virtualizzato, dove le divisioni ideologiche, geografiche, politiche, sociali e religiose tendono a separarci anziché unirci, è stato rinfrescante sentirsi parte di qualcosa di più grande. Il bisogno di dare senza aspettarsi nulla in cambio, il calore umano e il senso di unità sperimentati sono stati incredibilmente potenti. Sebbene sembri che quel tempo non sia mai passato, personalmente ne sento ancora l’impronta.
Il lockdown ha rappresentato anche un’opportunità di crescita sia personale che professionale, durante il quale ho ampliato le mie competenze nell’uso dei programmi informatici, perfezionato le capacità di registrazione, dedicato più tempo a comporre e riscoperto il mio amore segreto per la scrittura.
3.Tu canti e balli da diversi anni. Da dove nasce l’esigenza di diventare una scrittrice e l’amore per la scrittura?
Fin dalla mia infanzia ho coltivato una passione pura per la scrittura, senza sempre comprendere il motivo preciso, ma piuttosto perché mi procurava una pace impareggiabile. Passavo ore a riempire le pagine del mio diario segreto con i pensieri più intimi e a tessere storie che mi trasportavano in mondi fantastici, lontani dalla realtà quotidiana.
Con il passare del tempo, la musica ha catturato la mia attenzione in modo irresistibile, coinvolgendomi attraverso il ballo e l’interpretazione di brani, fino a diventare la principale fonte di ispirazione.
Nel corso dei lunghi mesi di isolamento, ho avvertito un richiamo insistente verso la scrittura. Un giorno, mentre cercavo qualcosa in una scatola, ho ritrovato il mio taccuino del Cammino di Santiago. Con gli occhi velati di lacrime, ho sfogliato quelle pagine ingiallite dal tempo e in un istante una marea di ricordi ha invaso la mia mente. Circa una settimana dopo, ho condiviso con il mio compagno questo proposito di riprendere la scrittura seriamente, ma ero incerta su quale argomento trattare. La sua risposta è stata come una carezza per l’anima: “Guarda ciò che hai di fronte e comincia da lì“.
Dopo aver completato, seppur mancasse la perfezione, il primo libro, ho preso fiato e mi sono lanciata nella stesura di un secondo, portando a termine la prima bozza. Entrambi i manoscritti sono stati messi da parte perché ho ricominciato a cantare.
Poi, nel gennaio del 2023, la perdita del mio migliore amico ha gettato un’ombra su ogni aspetto della mia vita, lasciandomi con un senso di vuoto e inutilità. Tuttavia, mentre fronteggiavo il dolore e l’assenza che accompagnavano la sua scomparsa, ho sentito un moto di energia rinnovata che mi spronava a confrontarmi con il progetto rimasto in sospeso: il mio primo libro.
4. Nell’introduzione ho anticipato ai miei lettori di cosa parla il tuo libro sul Cammino di Santiago. Vorrei che ci raccontassi del capitolo del tuo libro che ti emoziona di più quando lo rileggi e che rappresenta il culmine della tua esperienza.
Due capitoli del mio libro sul Cammino di Santiago (a modo mio) hanno un significato particolare per
me: l’ultimo, che lascio che i lettori scoprano da soli, e il penultimo.
Il 38o capitolo narra la fase in cui raggiungo la meta, insieme alla mia amica e ad altri compagni, di fronte alla Cattedrale di Santiago de Compostela. Dopo aver percorso centinaia di chilometri attraverso paesaggi infiniti e villaggi incantati, aver incontrato persone straordinarie e superato sfide fisiche e mentali, giungere al traguardo è stato un’esperienza che mi ha fatto sentire sospesa nel tempo.
Ricordo che le nuvole grigie ci accompagnavano incessantemente, oscurando il sole e mandando a tratti brevi sprazzi di pioggia, quasi come se anche il cielo manifestasse la sua tristezza. In questo capitolo, cerco di trasportare il lettore nella mia testa, permettendogli di vivere tutti i ricordi che ho provato mentre mi avvicinavo alla cattedrale: dall’emozione che mi percorreva la spina dorsale al senso di stupore nel vedere altri pellegrini di diverse lingue e culture, tutti uniti dallo stesso scopo e dalla stessa sensazione di realizzazione, anche se bisogna viverlo per poterlo davvero comprendere.
Le lacrime rigavano il mio viso, ma contemporaneamente ridevo di gioia mentre alzavo lo sguardo verso le facciate di pietra.
5.Dopo aver scritto questo libro, pensi che un domani potresti scrivere anche altri libri o questa sarà la tua unica opera?
Come anticipato in precedenza, ho già nel computer una seconda storia personale che intendo rielaborare, arricchendola e correggendola, ma prevedo di avviare il progetto l’anno prossimo. Scrivere un libro richiede un notevole impegno e perseveranza, e talvolta può comportare momenti di scoraggiamento e solitudine.
Tuttavia, possiedo una caratteristica che considero un punto di forza: quando mi impegno in qualcosa, mi butto a capofitto e continuo a lavorare duramente finché non raggiungo il mio obiettivo.
Prima di iniziare questo nuovo progetto, desidero assaporare appieno i risultati del mio libro sul Cammino di Santiago (a modo mio), che presto sarà disponibile anche in francese.
Condividere i miei progressi e le mie avventure con il mondo, e ispirare gli altri attraverso la mia scrittura, è un’esperienza che mi motiva a cercare sempre di fare meglio. Pertanto, sì, a meno di imprevisti o situazioni eccezionali, o questa imminente guerra mondiale di cui si vocifera, credo che ci saranno altri libri nel mio futuro.
6. Sempre riguardo al libro Il Cammino di Santiago (a modo mio) vorrei chiederti di scrivere la recensione perfetta, quella che vorresti scrivesse il più appassionato dei tuoi lettori.
Per questa risposta, ho optato per l’intervento della mia cara amica Luisa María Reyes Vargas, una fervente lettrice residente a Madrid, affinché esprimesse le sue impressioni e sensazioni.
Il Cammino di Santiago (a modo mio) non è semplicemente un libro di avventure; è un’immersione completa nell’animo umano. Per mezzo delle pagine di questa avvincente narrazione, mi sono trovata a camminare fianco a fianco con l’autrice, sentendo il respiro affannoso nei momenti di fatica, la tensione nei muscoli e la soddisfazione della conquista ad ogni tappa, percorrendo sentieri impervi.
In questo lungo itinerario, ho fatto esperienza della magia degli incontri con la natura, respirando il profumo della terra bagnata dalla pioggia e sentendo il calore del sole sulla mia pelle, come se fossi lì, fisicamente presente.
Ma più di tutto, ho abbracciato il senso di condivisione e di solidarietà che permea ogni pagina e ho imparato a guardare oltre le sfide fisiche, accogliendo le situazioni di riflessione come preziose opportunità di crescita interiore.
Il Cammino di Santiago non è soltanto un percorso sacro attraverso paesaggi mozzafiato e antichi villaggi; è un pellegrinaggio avvincente nella storia millenaria, nella gastronomia tradizionale, nelle affascinanti tradizioni della Spagna settentrionale e nell’arte. Ho assaporato la genuina generosità dei locali, scoprendo il vero significato dell’ospitalità. Ho incontrato personaggi indimenticabili, vivendo le loro gioie e le loro pene, e ho imparato che ogni pellegrino porta con sé un pezzetto di mondo da donare agli altri.
L’autrice ci catapulta in una terra di mistero e spiritualità, intrecciando abilmente aneddoti, leggende e dialoghi con la semplice bellezza dell’amicizia tra lei e la sua compagna di viaggio, e con la profonda compassione umana che si manifesta in queste inaspettate tappe di sostegno reciproco.
Non posso che raccomandare questa lettura a chiunque cerchi ispirazione e riflessione, un viaggio che si compie non solo nei chilometri percorsi ma soprattutto nei cuori aperti lungo il cammino.
Il Cammino di Santiago (a modo mio) è un libro che lascia un’impronta nell’anima, un’esperienza letteraria sincera che trasforma il lettore e lo accompagna per sempre lungo il proprio cammino, con un finale inaspettato e commovente.
7. Vorrei chiudere l’intervista con una domanda che riguarda quella che, immagino, è la tua prima passione e il tuo lavoro: la musica. Quali sono le canzoni che più ti piace interpretare? Hai conosciuto qualche grande artista del panorama musicale (nazionale e internazionale) e magari ci hai collaborato?
Sì, la musica è sempre stata il mio principale punto di riferimento e il fulcro del mio lavoro. Le canzoni che amo interpretare variano ampiamente, adattandosi al contesto e alle preferenze del pubblico.
È comune per me cambiare repertorio durante un’esibizione, poiché mi entusiasma soddisfare le richieste e sorprendere gli spettatori con una vasta gamma di brani. Quando ho la libertà di scegliere, mi piace esplorare un ampio spettro musicale, abbracciando generi come jazz, blues, soul, swing, bossa nova e bolero, oltre ad includere spesso brani francesi.
La mia voce distintiva e la creatività nell’interpretazione mi consentono di offrire sempre performance coinvolgenti. La musica italiana, in particolare, ha un posto speciale nel mio cuore; spesso inserisco qualche brano, che mi riporta agli anni spensierati dell’infanzia quando cantavo con oggetti improvvisati come il manico di una scopa o una spazzola.
Nel nord della Spagna, ho avuto il privilegio di esibirmi in numerosi eventi privati di fronte a pubblici di varie
dimensioni. In alcune di queste occasioni, sono stata ascoltata da alcuni artisti internazionali o musicisti di
talento. Per rispetto della privacy di queste persone e della natura spontanea degli incontri, preferisco non divulgare i loro nomi.
♥Leggi anche → I migliori cammini in Italia: percorsi spirituali e laici
Ringrazio tanto Silvana per questa splendida e intensa intervista, e se ti ha ispirato il suo libro – e la sua storia – lo puoi trovare già in vendita su Amazon e altri negozi.
Se hai qualcosa da chiedere o vuoi lasciare un commento, ti aspetto!
Photo Credits: Silvana Di Liberto
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